“La maggior parte dell’oncologia europea è con me nel rassicurare le donne su un punto preciso: per il tumore al seno la diagnosi precoce salva la vita” ciò perché “più il tumore è piccolo, più è facile da curare e maggiori sono le probabilità di guarigione.” (prof. U.Veronesi) Il tumore al seno rappresenta il 20% circa dei tumori che interessano le donne, in una fascia di età che ha un elevato costo sociale: questa la ragione principale perché si fa la prevenzione dei tumori al seno. I progressi tecnologici, nel campo della diagnostica strumentale, hanno ampliato le possibilità diagnostiche, consentendo una diagnosi precoce attraverso indagini semplici, praticamente innocue, ripetibili nel tempo. Chi ha iniziato, come me, ad occuparsi di diagnostica senologica nel 1985, da specializzando al Gemelli, ha assistito a dei cambiamenti epocali, passando dalla termografia, alla xeromammografia, alla mammografia analogica a basso dosaggio, alla mammografia digitale indiretta, alla mammografia digitale diretta, fino alla tomosintesi di recente acquisizione. L'evoluzione degli apparecchi ecografici ha ulteriormente arricchito le potenzialità diagnostica in campo senologico, con sonde ad elevata frequenza, dotate di funzione 3D e in grado di effettuare scansioni parallele ad intervalli molto ravvicinati, fino a 0.1 mm (cosiddetto effetto TC). Infine l'avvento della Risonanza Magnetica ha dato la possibilità di un completamento diagnostico nei seni complessi, nelle stadiazioni, nei follow-up delle pazienti in trattamento, nelle diagnosi differenziali tra recidive e cicatrici nelle pazienti operate, nello studio delle protesi. Ma con la diagnostica strumentale hanno fatto passi da gigante anche le conoscenze biologiche del tumore, l'approccio chirurgico, le terapie oncologiche (radio e chemio). Oggi, grazie ad Umberto Veronesi, a cui le donne devono moltissimo, siamo passati dalle mastectomie radicali, devastanti, con svuotamento dei linfonodi ascellari (e conseguente linfedema) a tecniche sempre più conservative e ancora con la chirurgia oncoplastica a risultati compatibili con una buona qualità della vita. Tutto ciò è possibile grazie alla diagnosi precoce, grazie alla prevenzione.
La mammografia è un esame del seno effettuato tramite una bassa dose (di solito circa 0.7 mSv) di raggi X ed è l'esame più importante per la diagnosi precoce nelle donne “asintomatiche” (ovvero che non hanno alcun fastidio al seno). Alcuni slogan coniati dagli americani recitavano “la mammografia è un esame salva vita” e ancora secondo Gros “la mammografia non ammette mediocrità” significando l'importanza di una elevata qualità della metodica (proiezioni corrette nelle incidenze assiali, oblique ed eventualmente laterali, particolari di dettaglio, ingrandimenti diretti). La mammografia è un esame “oggettivo” che consente di avere un'immagine panoramica della mammella, di vedere eventuali alterazioni sospette, anche minime, dell’architettura interna della ghiandola mammaria, di individuare la presenza di calcificazioni, in molti casi primo segno di una lesione proliferativa in fase iniziale. La mammografia, nella quasi totalità dei casi, non è dolorosa, se si comprime la ghiandola con attenzione modulandola gradualmente sotto il compressore. Ovviamente non si esegue in gravidanza e in allattamento.
É un esame che si avvale dell'utilizzo degli ultrasuoni, assolutamente innocuo, eseguibile pertanto anche nelle donne giovani, in gravidanza e allattamento. L'indagine ecografica al contrario della mammografia non è un esame panoramico ed è operatore-dipendente. L'ecografia mammaria contestuale all'indagine mammografica, rappresenta un valido aiuto diagnostico nella prevenzione, perché vede cose diverse rispetto alla mammografia ed è necessaria soprattutto nei seni densi, nella diagnosi differenziale delle opacità radiologiche, nello studio dei dotti, specie retroareolari, nell'esplorazione dei cavi ascellari, nell'esame dei tessuti superficiali. Tutto ciò la rende complementare ed indispensabile nella diagnostica senologica.
Risulta sempre difficile piegare la salute della persona a delle esigenze economiche o statistiche, per cui standardizzare il tutto in numeri è decisamente riduttivo. La nostra esperienza ci invita a guardare e valutare ogni singolo caso, prima di impostare un corretto iter diagnostico. Pertanto, le donne giovani, al di sotto dei 40 anni, asintomatiche e senza fattori di rischio, in considerazione che l'età di incidenza del tumore si è abbassata sempre più, possono fare una visita clinica ed ecografia ogni anno, oltre all'autopalpazione mensile. Qualora l'esame ecografico evidenzi una struttura prevalentemente adiposa della mammella, o individui immagini suggestive per calcificazioni, è utile ricorrere, anche in donne tra i 30 e i 40 anni, ad un esame mammografico, in unica proiezione, per avere una “mappa senografica”, una “carta di identità del seno”, utile per le valutazioni ecografiche ed eventuale ricorso ad indagini complementari come la RM. Dopo i 40 anni l'approccio sistematico prevede controlli (mammografici ed ecografici) a distanza di 12-18 mesi a seconda del tipo di seno, di eventuali fattori di rischio, di terapie ormonali in corso. In alcuni casi particolari è consigliabile una indagine ecografica intermedia (a sei mesi) tra un controllo annuale e l'altro. Decidere a che età smettere la prevenzione ha dei confini labili, in considerazione dell'aumentata aspettativa di vita, delle buone condizioni cliniche con cui molte donne entrano nella terza età. Ovviamente il tutto va pensato in relazione al criterio di fondo “costo/beneficio”. Ricordo quando congedai per sempre, salvo novità cliniche, una simpatica “vecchietta”, il giorno dopo mi chiamò il figlio, dicendomi “mamma si è sentita abbandonata”. La cosa mi dispiacque molto e da allora se le pazienti vogliono continuare, allungo i tempi... ma non le “abbandono”.
Questo rappresenta un interrogativo serio per molte donne che si avviano alla menopausa e pone dubbi anche nei colleghi ginecologi. La confusione si è generata negli anni '90, quando la terapia ormonale sostitutiva da terapia di “nicchia” è diventata terapia di massa. Molte donne iniziarono una terapia sostitutiva senza aver fatto opportuni controlli al seno, con la logica conseguenza che gli ormoni accelerarono verosimilmente la crescita di tumori già in itinere. Trarre la conclusione che gli ormoni facevano venire il tumore fu semplice ma non del tutto vero. Sempre il prof. Veronesi riuscì con ragionevolezza a ricondurre il tutto a posizioni equilibrate. La terapia sostitutiva poteva essere fatta, non a tempo illimitato, previa l'esecuzione di indagini che dimostrassero l'assenza di controindicazioni assolute.
È importantissimo conservare gli esami precedenti e portarli in visione ai controlli annuali. Ciò permette al medico di valutare come si evolve la situazione. Eseguire gli esami presso lo stesso centro di riferimento può essere di facilitazione per la valutazione comparativa della documentazione. Quando qualcuno mi chiede se si possono “buttare” le mammografie precedenti rispondo di no... a volte vecchie indagini hanno risolto dubbi diagnostici seri, e dico poi che vanno lasciate agli eredi... come le nostre fotografie di un tempo, le nostre lettere o cartoline... perché come queste quelle pellicole fanno parte della vita e... penseranno loro a quando liberarsene.
La diagnostica senologica si può rappresentare come un mosaico, composto da tanti tasselli e tutti importanti, l'anamnesi, la visita, la mammografia, l'ecografia, il colloquio finale. La persona deve sentirsi accolta, ascoltata, essere informata, avere contezza della sua situazione clinico-diagnostica, essere aiutata nelle eventuali scelte terapeutiche. Il nostro lavoro di diagnostica rappresenta solo un aspetto, seppure importante, di un approccio multidisciplinare. La medicina non è una “scienza esatta”, non può tutto e lo sappiamo bene, ma è una scienza ragionevole e questa ragionevolezza le nostre pazienti devono percepire.
Dott. Giuseppe FAILLA